Succede che un giorno, quello che era iniziato come un normalissimo giorno, qualcosa irrompa come un fulmine a ciel sereno, un lampo che manda in corto circuito le nostre credenze comuni. Senza preavviso, senza cautele…
Un giorno come un altro, il telefono squilla, all’altro capo l’assistente sociale di un’altra regione chiede informazioni: “Dobbiamo trovare una sistemazione per un bambino di 11 anni con diagnosi di autismo”.
È la norma per il nostro centro: centinaia di telefonate, da quando abbiamo inaugurato Casa “Sebastiano” appena due anni fa, da tutta Italia e da italiani all’estero, operatori e famiglie, alla ricerca di informazioni, risposte, servizi, di un’opportunità, di un futuro migliore.
Ed eccolo, l’inaspettato, uno schiaffo che toglie il fiato: «La famiglia non lo vuole più».
Non credo di aver capito.
«LA FAMIGLIA NON LO VUOLE PIU’».
Silenzio. Come un’eco la frase si moltiplica nell’aria intorno.
«La famiglia non vuole più tenerlo -riprende la voce-. È affidato al Tribunale dei minori».
Le parole rotolano fuori dal telefono, come massi, travolgenti, indomabili.
In un battito di cuore l’irriducibile speranza che porta in avanti l’umanità da milioni di anni vacilla. Quel rassicurante sentire profondo, che permea il nostro quotidiano di ripetitiva tranquillità, si crepa.
Viene fuori il pensare emotivo, che sgorga dalla pancia: o sono disgraziati o sono disperati. In ogni caso abbiamo fallito.
Le Istituzioni hanno fallito, la società ha fallito.
E’ mancato il supporto delle Istituzioni, i servizi, l’aiuto necessari a che un bambino e i suoi genitori possano affrontare insieme la drammaticità di una disabilità dura, a volte durissima.
E’ venuto meno il patto di aiuto ai deboli, il mandato etico, ancor prima che costituzionale -fondamento di ogni società che voglia dirsi civile-, di sostegno ai componenti più fragili delle nostre comunità.
Se una famiglia si arrende, le Istituzioni hanno fallito.
Domani, forse, avremo una bella storia da raccontare, piccole e grandi conquiste di tante famiglie che lottano quotidianamente contro uno spettro, l’autismo, senza pietà. Oggi no.